"La bellezza del maligno" di Beatrice Pistore

Ciao a tutti! Oggi vi parlerò di un romanzo horror/paranormal: “La bellezza del maligno” dell’autrice Beatrice Pistore, pubblicato in self nel 2017.


SINOSSI
Angelica è una giovane ragazza con un carattere dai tratti forti, forgiato negli anni dalla sua vita difficile. Ha sempre affrontato tutte le prove della vita a testa alta, ma una notte, in preda ad un crollo psicologico, invoca una forza sovrannaturale con cui fa un patto, in cambio di una vita agiata e lussuosa come l'aveva sempre desiderata. Da quel giorno la ragazza firma la sua condanna alla schiavitù del lusso, e molti avvenimenti la porteranno alla perdizione. Quando sembra che per lei sia finita per sempre, un ultimo barlume di speranza sembra tenerla ancorata alla vita.




CONSIDERAZIONI GENERALI
Allora, dato che il libro è composto da sole 166 pagine, eviterò di parlare troppo della trama per evitare gli odiosi spoiler (come sempre) e per non privarvi del personale piacere della lettura. Vorrei quindi soffermarmi sugli aspetti generali, come ad esempio lo sviluppo dei personaggi, le descrizioni dei luoghi e delle scene tipiche di un romanzo horror.
Ho trovato la caratterizzazione della protagonista, Angelica, e di tutti gli altri personaggi che le ruotano intorno decisamente ben riuscita, anche se avrebbero potuto essere sviluppati un po’ di più secondo me. Una cosa buona è che il libro non abbonda di personaggi superflui, perciò è facile ricordarsi i nomi e i ruoli di ognuno di loro. Il libro è scritto in terza persona, ma l’autrice è riuscita comunque a farmi immedesimare in Angelica e a farmi provare i suoi stati d’animo, specie in alcuni momenti focali della storia, cosa che generalmente viene meglio con una narrazione in prima persona.
Lo stile di scrittura di Beatrice è semplice, le descrizioni dei luoghi e delle vicende sono essenziali eppure in poche parole riesce a far avere un quadro completo della situazione. Alcune ambientazioni sono state rese meglio di altre, ma non risultano pesanti e l’attenzione nella lettura non cala. Soprattutto i viaggi onirici di Angelica e il mondo spirituale in generale, la descrizione dei suoi incubi e tutti gli elementi prettamente soprannaturali sono stati trattati in modo da risucchiare il lettore al loro interno. Si evince comunque una cultura su questo argomento da parte dell’autrice, mescolata alla passione per il macabro e l’oscuro, che rende questo libro più di un semplice racconto splatter o dell’orrore.
Le scene di sangue e violenza sono state raccontate con una crudezza quasi cinica, con una chiarezza e un distaccamento che ben si affiancano al genere del romanzo. Sono ripetitive per il solo fatto che le azioni di cattiveria e bestialità sono perpetrate con la stessa modalità, la stessa tecnica che quasi rappresenta una sorta di “firma” per così dire, ma ogni volta lasciano addosso una sensazione di rinnovato e autentico disgusto (almeno per chi non è abituato a romanzi come questo).
Scene di azione vera e propria, invece, al di là del sangue, compariranno verso la fine del libro. Ecco, sono state sicuramente trattate bene come il resto, un lavoro ben fatto ma su cui io, personalmente parlando, avrei voluto leggere di più. Proprio perché era interessata ad ogni minimo risvolto e sfaccettatura, non per critica. Ma è l’ultimo capitolo, e soprattutto l’epilogo, ad avermi lasciata di stucco. Colpi di scena su colpi di scena in pochissime righe, a cui mai avrei pensato, tra l’altro.
“La bellezza del maligno”, non poteva esistere titolo più azzeccato di questo. L’attrazione per ciò che è malvagio, ma anche quella per lo sfarzo senza sforzo, nonostante tutti i rischi che si possano correre, per Angelica sembrano essere gli unici motori della vita, senza i quali essa non avrebbe senso.

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